Si potrebbe definire l‘arte longobarda come un arte germanica? Si ma non solo! Si perché i Longobardi sono stati un popolo germanico che ha invaso e dominato dapprima l’Italia settentrionale per poi espandersi in quasi tutto il territorio italico e che ha portato con se la sua peculiare forma d’arte di impronta germanica. Come spesso accade, anche l’arte germanica in questione fu influenzata da quella bizantina, tanto che si ebbe un processo di fusione graduale che portò allo sviluppo di un arte germanica romanica.
Il principale campo artistico in cui operavano i longobardi fu l’oreficeria che fondeva la tradizione germanica con quella tardo romana. In varie necropoli longobarde furono rinvenuti gioielli, ornamenti ed armi ma anche fibule e crocette in lamina d’oro che venivano usate come amuleti al posto delle monete bratteate di derivazione germanica. Tra i capolavori dell’oreficeria rientra la Croce di Agilulfo composta da pietre dure di diverse dimensioni incastonate a freddo; da ricordare anche la Chioccia con Pulcini e la Corona Ferrea come anche l’Evangelario di Teodolinda lavorato con placche d’oro e decorato con gemme e pietre preziose. Come detto i longobardi erano soliti decorare le loro armi e lo facevano in modo assai serio testimoniato dal ritrovamento dello Scudo di Stabio nel quale si notano figure di animali dinamiche e raffinate lavorate in bronzo ed applicate su uno scudo in legno rivestito di cuoio.
In architettura ed edilizia i longobardi non apportarono nulla di nuovo limitandosi a ricostruire e ristrutturare edifici preesistenti di età tardo antica. La maggior parte dell’attività architettonica longobarda si basava sulla costruzione di chiese monasteri e battisteri. Uno dei pochi battisteri sopravvissuti ai nostri giorni è quello di San Giovanni ad Fontes mentre tante altre chiese e monasteri sono andati perduti o ampiamente rielaborati tanto che molto spesso non rimangono che le cripte come solo riferimento della costruzione originale. Nell’antica capitale longobarda ovvero Pavia si trovano varie tracce andate perdute di antiche chiese longobarde mentre l’unico edifico longobardo esistente a Monza è la così detta Torre longobarda. Il monumento più famoso e integro di tutta l’architettura longobarda rimane il Tempietto Longobardo il quale si trova a Cividale del Friuli e risale alla metà dell’XIII secolo. Nei monasteri longobardi fiorì una caratteristica tradizione decorativa che raggiunse la sua massima espressione nelle miniature che impreziosivano i codici redatti dai monaci nella seconda metà dell’VIII secolo tanto che questo periodo fu definito come “Scuola Longobarda”.
Come tutti i popoli germanici anche i longobardi non scolpivano a tutto tondo perciò non vi sono esempi di scultura monumentale dell’era longobarda infatti la loro forma di scultura era limitata alla decorazione architettonica e liturgica. Le forme decorative adottate in questo ambito erano di solito forme di animali fortemente stilizzate e motivi geometrici. Durante l’epoca del re longobardo Liutprando ci fu una rinascenza artistica durata circa un decennio che portò alla riscoperta dei modelli classici. Tra i capolavori di questo periodo si annoverano la fonte battesimale del patriarca Callisto e l’altare del duca Rachis. Meritano una menzione anche i plutei di Teodote che raffigurano due pavoni che bevono ad una fonte sovrastata da una Croce e il frammento di pluteo con testa di agnello. Nella maggior parte delle lastre scultoree rinvenute si notano temi soprattutto religiosi di impronta cristiana rappresentati in modo assai stilizzato e simbolico tramite figure di animali e motivi geometrici come si evince nella lastra con pavone di San Salvatore e la lastra tombale di San Cumiano.
Nel campo della pittura si riscontra una oggettiva difficoltà nel riconoscere l’impronta longobarda nel Nord Italia a causa di diversi fattori tra i quali il continuo avvicendarsi di vari popoli e culture come i latini, i grecobizantini e germanici ma anche per le poche testimonianze pittoriche relative a i soli due secoli di dominio longobardo. Diverso è il discorso per quanto riguarda il Sud Italia dove si può riconoscere ed analizzare la cultura figurativa beneventana che si è sviluppata grazie alla permanenza di numerosi ducati e principati tra i quali il principato di Benevento. Il famoso Tempietto longobardo racchiude in sè un ciclo di affreschi conservati non troppo bene come anche danneggiati sono gli affreschi presenti nel monastero di Torba. Nel monastero di San Vincenzo al volturno fondato da nobili longobardi nel 703 sono presenti un ciclo di affreschi che narrano le storie dei profeti biblici anche se gli affreschi più noti di questo monastero risalgono al tempo dell’abate Epifanio. Questi affreschi si distinguono per i colori vivaci e luminosi e un disegno piuttosto sciolto e sicuro oltre che per una grande drammaticità ed una mancanza di inquadramento architettonico ed infatti per i loro stile si avvicinano alla scuola di miniatura beneventana. Tra l’VIII e il IX secolo si devono ricordare altre testimonianze pittoriche sparse in Campania Molise e Puglia in particolare nella Grotta di San Biagio, nella grotta di San Michele, nelle chiese di Santa Maria de lama nel tempietto di Seppannibale e nel Santuario di San Michele Arcangelo.
Conclusioni
L’arte longobarda, come la maggior parte dell‘arte medievale, era permeata di una forte impronta religiosa che in architettura si è espressa nella costruzione di chiese, monasteri e battisteri e che quindi seguì la traccia lasciata dalla cultura tardo romana e bizantina . In questi edifici sacri si sono sviluppate altre forme artistiche come accaduto per altri popoli come la pittura murale e la scultura decorativa architettonica e liturgica che si caratterizzava prevalentemente con opere scolpite a basso rilievo. La pittura longobarda si distinse soprattutto per gli affreschi della scuola beneventana e per le pregevoli miniature contenute nei manoscritti redatti dai monaci ma è nell‘oreficeria che l’arte longobarda si espresse ai massimi livelli creando veri e propri capolavori non meno importanti di quelli degli altri popoli barbari che furono grandi maestri nella lavorazione di pietre preziose.
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