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Lo ziqqurat sardo: Monte d’Accoddi!

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Ebbene si tra le tante meraviglie dell’arte e archeologia sarda c’è anche uno ziqqurat...lo ziqqurat sardo chiamato Altare preistorico (o prenuragico) di Monte d’Accoddi. La datazione più probabile si pone tra il 4000 e il 3650 a.C. Questo straordinario sito archeologico si trova nella subregione della Nurra nel territorio del comune di Sassari. Questo altare a forma piramidale che somiglia tantissimo agli ziqqurat presenti in Mesopotamia è unico in tutta Europa in tutta l’ area del Mediterraneo. Si può affermare quindi che in Sardegna esiste l ‘unico ziqqurat europeo finora scoperto!

La differenza principale tra gli ziqqurat mesopotamici e quello sardo sta nel fatto che i primi sono costruiti con mattoni cotti mentre i secondi sono fabbricati con pietre. L’altare di Monte d’Accoddi quindi è l’unico ziqqurat in pietra esistente al mondo! Questa meraviglia è stata portata alla luce intorno alla metà del xx secolo in un luogo che è sempre stato creduto essere una collina infatti lo ziqqurat era completamente ricoperto di terra!. La sommità dell’altare è stata danneggiata durante la Seconda Guerra Mondiale quindi con ogni probabilità doveva essere più alto dell’altezza odierna pari a circa 10 metri. Gli archeologi hanno ipotizzato che l’altare fosse dedicato a una divinità femminile dopo aver osservato alcune incisioni rinvenute su una stele granitica non lontano dall’altare. Era sicuramente un luogo di culto cerimoniale, usato quasi certamente per sacrifici animali ma forse anche umani, però la domanda che ci si pone dinnanzi a questa antichissima struttura preistorica è la seguente: chi l’ha costruita? I nuragici oppure qualcun altro dal momento che questo ziqqurat è un unicum in tutta Europa! Alcune credenze popolari del luogo narrano una storia alternativa che sembra quasi una fiaba, ma potrebbe pure essere vera. Si narra di sacerdote-principe fuggito dal Medio-Oriente che fece costruire un altare per omaggiare la Luna mentre gli ziqqurat mediorientali sono costruiti per rendere omaggio al Sole.

Comunque siano andate le cose l’altare è stato sicuramente costruito in due periodi ben distinti: il primo nel Neolitico finale(3500-2900 a.C.) chiamata anche fase del “tempio rosso” mentre nell’Eneolitico (2700 a.C.) vi fu la fase del “tempio a gradoni” che inglobò la precedente.

Altare prenuragico di Monte d’Accoddi

Attorno all’altare si possono trovare varie altre strutture archeologiche come menhir e delle singolari rocce sferiche che si pensa potessero rappresentare il sole e la luna. Nella parte nord dell’altare si trovano due stele in pietra di cui una incisa con la sagoma della Dea Madre!  

Sempre attorno all ‘altare si possono notare i ruderi di quella che probabilmente era una capanna che è stata ribattezzata capanna dello sciamano per via dei reperti che sono stati trovati al suo interno ovvero vasellame e oggetti adatti alla preparazione di bevande rituali. Alla destra della capanna dello sciamano si può vedere un grande lastrone di pietra piatto che era usato per compiere sacrifici rituali dal momento che tra il lastrone e la capanna dello  sciamano sono state rinvenute parecchie ossa di animali, che confermano la teoria dei sacrifici rituali. A quanto pare l’altare ha conservato la sua funzione religiosa per circa un millennio per poi essere abbandonato e riusato saltuariamente per sepolture.

Altare Monte d’Accoddi visto dall’alto

L’altare di Monte d’Accoddi è stato sicuramente un luogo magico fatto di cerimonie rituali, di sacrifici animali e forse anche di sacrifici umani, ma il suo intento più profondo è stato, come tutti gli altari votivi, quello di voler essere un punto d’incontro tra cielo e terra, un incontro tra la sfera umana e quella divina; questo desiderio primordiale ha sempre accompagnato la storia dell’uomo e queste antiche costruzioni così piene di fascino e mistero non fanno altro che confermare la voglia dell’uomo di andare oltre la vita terrena cercando in tutti i modi un contatto con il divino. Chissà se quegli antichi popoli sentissero davvero un “contatto con i loro dei”, come accade in modo diverso ma simile, per l’uomo moderno che con le sue chiese, sinagoghe o moschee continua a cercare quel “contatto divino” che possa dare un senso più profondo alla sua esistenza.

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